O ce l’hai o non ce l’hai.
Darsi con generosità, sistemare la casa nella quale si vive, rendendola ariosa, accogliente, pulita, significa ricavare cioè quei pochi mq (o tanti per chi è fortunato) che ci fanno meno schifo del mondo.
Dove trovare il nido, la tana, ma anche ospitare.
Ricevere, sì, ma con una certa rilassata disinvoltura.
Per me significa mixare pezzi di arredamento ereditati, pezzi di design modernariato e l’immancabile Ikea.
Da Parigi in sù, in tutta l’Europa del Nord, sintetizzano tutto questo con la parola “Hygge”.
Perchè alla fine casa è sentirsi bene, da soli e insieme agli altri, qualcosa da bere, qualcosa nel forno. Tanto che racconti di noi. Quelle quattro mura dove camminerai scalza la domenica mattina, qualcuno ci sgattaiolerà via di notte, dove avrai la febbre e qualche orgasmo.
A casa mia tante tazze, mug, tazzine, svariate miscele di caffè, e spesso dimentico lo zucchero!
Ma riparo con una fetta di torta.
Questa è la casa dove abito adesso. Il prima e il dopo.
Il prima
Il dopo
La mia cucina
Sono d’accordo! Per sfortuna, o per fortuna, o per semplice casualità, mi è capitato di dover vivere in parecchie case a partire dalla mia prima giovinezza(!😝). E tutte, immancabilmente, hanno preso per volontà e dedizione, la mia forma, un’estensione visionaria del mio essere tana per me stessa e le persone che amo e mi piacciono. E non è mai stato uno sforzo, ma un esercizio di piacere!