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Blu e bordeaux

C’è stato un tempo in cui uscivate solo con il giaccone della società di rugby. Blu con i profili bordeaux e il soprannome ricamato all’interno del colletto.

E sotto le immancabili t-shirt da gioco delle nazionali del sei nazioni e dei mondiali.

La tuta, no. La tuta non ce lo aveva il nome. Le fidanzate storiche avvicinavano il naso all’interno della nuca e riconoscevano, dal profumo, se fosse del moroso loro. Le guardavo e ridevo. Io sentivo solo puzza di spogliatoio, umidità ed erba tagliata di fresco.

“Alessà, presentime a quello!” Tu eri biondo biondo, alto, il naso già livido ed ammaccato un paio di volte.

“È quello è er Cico, Aho”

Alessandro portava “Becket box” nei teatri. Andavamo in giro co sto pesce rosso in una boccia. Macbettu era lontano.

Avevamo visto da poco l’Iliada di Cesar Brie.

Quando ci siamo conosciuti mi sono avvicinata verso un animale esotico. L’atleta corretto, mai una espulsione, regole ferree, competitivo, no fair play.

Tu eri cresciuto a fare il boy-scout e con la comitiva davanti alla chiesetta del quartiere. Per me le chiese avevano solo il sentore di incenso e punizione della cappella della scuola privata.

Tu conoscevi le mattonelle arancioni e i pavimenti sbeccati delle cucine delle nonne.

“Sai, a me piace Bertinotti” mi hai detto

cosi, appena solo salita in macchina verso le palafitte di Santa Marinella dove abbiamo passato la nostra prima notte a parlare.

Alle 04.30 sei salito a casa mia e poi, dopo, hai visto la formula 1.

Il giorno che ci siamo conosciuti, ho conosciuto anche Giordano, e fino ai primi anni di Sofia, abbiamo vissuto in simbiosi noi tre. Dormivamo insieme mentre io ero a letto con le minacce d’aborto e anche nel sedile posteriore della mia macchina durante quel viaggio memorabile a Marsiglia.

A Marsiglia abbiamo preso Ibuprofene come caramelle. Una insolazione terribile. Doveva essere un week end romantico e alla fine siamo partiti in 5.

Abbiamo conosciuto i pronto soccorso delle domeniche pomeriggio di tutto il centro Italia.

Poi mi hai spiegato le regole del gioco. Io me so fermata al numero tuo.

L’8, la terza centro. E l’8 andava bene. I multipli di 4 mi piacciono, me stanno simpatici.

Stefano Giannini, miracolosamente pulito, intonso, dopo ogni partita.

Adesso io dormo sempre di meno, tu

ti addormenti ancora dritto come sempre. Domani, anzi fra un paio d’ore, cambiamo la cameretta ai nostri figli. So già che ti odierò un centinaio di volte.


So pronta a tutto.

Foto di Enrico

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