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Un preciso momento

Uno pensa che si cresca sommando anni ad anni e invece no. Si cresce a tappe, a gradoni, il più delle volte a scivoloni. A scandire questi scatti di crescita, dei precisi momenti.

Il primo, il disegno stilizzato di una cazzo di rana verde, che all’asilo, proprio non mi veniva e la mala grazia della suora vestita di bianco che mi toglieva il foglio dalle mani.  Non feci mai la Madonna alla recita di Natale.

Il secondo, a pesca con mio padre, un polpo che gli si avvinghia lungo tutto il braccio, il cielo della Frasca, di agosto.

Lì ho capito il tempo e il bisogno di fermarlo. Poi al Liceo, quando iniziai il quarto ginnasio avevo una gamba rotta e mentre salivo le scale con le stampelle, un ragazzo si offrì di portarmi lo zaino e già ero innamorata prima che aprisse bocca. E Venezia, sotto un metro di neve non me la dimenticherò mai. Alessio, la prima volta che mi venne incontro, con la luce che gli dava fastidio agli occhi e con gli scarpini da rugby mi sembrò ancora più gigante.

Mia madre che scompare in mezzo alla stazione affollatissima, in un completo color ruggine di lino. E poi mi ricordo di un momento preciso, un pomeriggio qualsiasi, di una giorno qualsiasi, Enrico addormentato in braccio, un libro nella mano libera, Sofia accanto come una fedele scuderia, ho chiuso gli occhi, ho inspirato profondamente. C’era odore di lavanda, di erba tagliata eppure era nella mia camera da letto. E ho pensato sono cresciuta un po’ di più, proprio adesso proprio ora.


Illustrazione di STEPHANIE DEANGELIS



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1 Comment


sorge3
Oct 16, 2020

Si cresce in tanti modi e restano fermi nella nostra memoria come immagini di un film

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